Guida alla scelta dei gestori di energia elettrica da fonti rinnovabili
La diffusione delle fonti rinnovabili è in costante aumento ma rappresenta ancora una percentuale ridotta della produzione energetica del nostro Paese (circa 1/5). La possibilità di sottoscrivere un contratto per la fornitura di energia elettrica con le aziende che sostengono l'ambiente è allettante ma i consumatori non sanno come orientarsi: cosa vuol dire tariffa ecologica? Conviene da un punto di vista economico cambiare contratto?
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Conviene cambiare contratto?
Il 1 luglio 2010 è scattata la fascia bioraria Enel, una rivoluzione dei consumi domestici di elettricità e, per l’occasione, nell’ambito della campagna Controcorrente sul risparmio energetico, l’associazione dei consumatori Altroconsumo ha organizzato il convegno “Facciamo luce!” (Milano - Palazzo dei Giureconsulti) per fare un bilancio del mercato elettrico a tre anni dalla liberalizzazione. Il confronto tra le tariffe che promettono la tutela dell’ambiente (nello specifico Acea electrabel, E.ON Energia e A2A Energia) con la tariffa monoraria stabilita dall’Autorità Aeeg e la tariffa più conveniente del mercato libero (Edison), ha dimostrato che lasciare la tariffa tutelata e sottoscrivere un nuovo contratto non è la scelta più vantaggiosa in assoluto, ma può essere considerato un ulteriore passo verso l’adozione di uno stile di vita più ecosostenibile.
Se cambio fornitore contribuisco davvero a salvaguardare il pianeta?
Purtroppo la legislazione italiana non garantisce la trasparenza, non consente di essere certi che le nostre scelte portino davvero a sviluppare elettricità pulita: il fornitore di energia infatti dovrebbe essere considerato verde solo se dimostra di investire i proventi in progetti energetici sostenibili, oltre che – ovviamente - se vende davvero elettricità prodotta da fonti rinnovabili: attualmente, per certificare che l’energia venduta proviene da impianti a fonte rinnovabile, esistono solo strumenti adottati su base volontaria. Il più utilizzato è il certificato Recs, ma dà garanzie solo indirette sull’origine e sulla quantità dell’energia venduta e poi ci sono i marchi presenti in bolletta come garanzia di provenienza verde, per esempio “100% verde”, “impatto zero": il risultato dell'assenza di vigilanza è un insieme disomogeneo di marchi e di certificazioni tra i quali è difficile orientarsi. Non è neppure vero che pagare l’elettricità verde supporta lo sviluppo delle energie rinnovabili, poiché l’energia venduta come “verde” è una piccola percentuale di quella comunque prodotta a livello nazionale e che tutti paghiamo nelle normali bollette attraverso il meccanismo degli incentivi. Alla sottoscrizione del contratto, i fornitori promettono investimenti sostenibili ma i ricavati legati al mercato dell’energia verde sono spesso utilizzati per gestire la burocrazia e la pubblicità.
(Fonte: Altroconsumo.it)
Un'alternativa è l'autoproduzione di energia con pannelli fotovoltaici per usufruire degli incentivi gse: da valutare!
(Fonte: gse.it)