La misura del tempo, storia
Inesorabile. Incontenibile. Può sembrarci tanto lento quanto veloce. Esiste da sempre. E il concetto di "sempre" in fondo esiste solo grazie a lui. È il tempo. Cercare di ingabbiarlo in categorie razionali e in leggi controllabili è stato cruccio dell'umanità sin dalle prime civiltà. Ripercorriamo insieme le concezioni e i metodi di misurazione del tempo nella storia.
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Ripartire il tempo: la storia
I nostri più antichi progenitori, dopo essersi dati un ordinamento del vivere in comunità, sentirono l'esigenza di ripartire la giornata. E gli unici mezzi a loro disposizione erano i fenomeni astronomici. Così la rotazione diurna della terra, i cicli della Luna e la Rivoluzione della Terra intorno al Sole diventarono le unità di misura rispettivamente del giorno, del mese e dell'anno.
La prima civiltà che ci ha lasciato testimonianza di aver ripartito il tempo è quella Sumera. Furono loro infatti a suddividere l'anno in 12 mesi, e i mesi in 30 giorni, spinti dalla convinzione che questi due numeri, divisibili da più di quattro cifre senza diventare fratti, fossero creazione divina. Successivamente gli Egizi suddivisero il giorno in 24 ore, facendo riferimento alle sempre variabili ore del giorno e della notte.
Misurare il tempo: gli orologi nella storia
Gli antichi erano consapevoli della pericolosità dell'osservazione diretta della luce del Sole e capirono che era possibile seguire i movimenti astronomici anche seguendo i movimenti della proiezione dell'ombra di un bastone: nasce così il primo "orologio", chiamato gnomone (dal greco, "che sa"). Nel 10 a.c. venne costruito a Roma nel Campo di Marte, uno splendido orologio solare, Horologium Augusti. Noi ne osserviamo ancora lo gnomone: è l'obelisco di Montecitorio.
Successivamente l'invenzione della clessidra darà vita ad una nuova metodologia della misurazione del tempo, non più vincolata alla sola osservazione astronomica.
Nel corso della storia, il concetto di tempo è stato letto ed interpretato in chiave teologica: il tempo non è altro che il progressivo tendere alla Luce.
Pavel Aleksandrocic Florenskij, filosofo, matematico e religioso russo vissuto nel primo Novecento, esponendo le sue riflessioni sull'eternità e sul mistero del tempo, parla di "quarta dimensione": il passato sopravvive nel presente, che sopravviverà nel futuro. I confini del tempo sono inesistenti. Tutto si sintetizza nell'unica e grande quarta dimensione.