Le Grand Bleu, recensione
Una poetica rappresentazione del mondo dell'apnea, con qualche pecca di esagerazione per quanto riguarda la costruzione di alcuni personaggi.
Le Grand bleu, regia di Luc Besson
Le Grand bleu è il terzo lungoemtraggio del regista, sceneggiatore e produttore francese Luc Besson. Uscito nelle sale francesi nel 1988, il pubblico italiano ha potuto apprezzarlo soltanto nel 2002. una sentenza ne vietava infatti la distribuzione in seguito ad un'accusa per diffamazione dell'apneista Enzo Maiorca, a cui il personaggio Jean Reno è ispirato.
Recensione
Besson narra la storia di due apneisti, il francese Jacques Mayol e l'italiano Enzo Molinari, amici e rivali da sempre. I due si ritrovano a Taormina per partecipare ai campionati mondiali di apnea. Il primo è molto più introverso, rappresenta la meditazione, il silenzio, un misurato Jaen-Marc Barr. Mentre il personaggio interpretato da Jean Reno è esuberante, macchiettistico, al limite del grottesco; una delle poche pecche della pellicola. Si ritrovano poi in Francia, sempre alla ricerca infantile di mettersi in gioco. Non c'è vera gara tra loro, ma è più un continuo appropriarsi del mare e del suo infinito silenzio, quello dei fondali, così come quando da bambini gareggiavano a trattenere il respiro. Ognuno dei due si trova come catapultato in un'altra dimensione, ognuno dei due trova la pace soltanto nel profondo, interessati molto di più al tempo trascorso in acqua che non a quello che passa in superficie, buono soltanto per i record. Ma questa volta la sfida è troppo rischiosa, i limiti umani sono stati ampiamente superati e gli organizzatori suggeriscono di annullare la manifestazione. La cocciutaggine di Enzo non vuol sentir ragioni, e allora giù, ancora una volta verso il grande bleu. Un problema tecnico attira verso di se l'attenzione dell'amico fraterno Mayol, che si tuffa per salvarlo. Il finale è un rassegnazione al mare e alla voglia naturale di restare lì, come fosse un ritorno alle origini. Il tempo nella profondità degli abissi sembra perdere ogni cronologia, inverso e infinito.
La sequenza finale, quella del sogno e del mare che irrompe in una stanza è magistrale. La regia di Luc Besson, qui alla sua terza prova, si carica di grandi capacità tecniche, a volte a discapito della scrittura che diventa rozza quando il film vuol diventare commedia. Nonostante tutto, Besson, si mostra uno dei più capaci e caparbi cineasti francesi ed europei. Completano il cast Rosanna Arquette, nel ruolo della compagna di Mayol, e un giovane Sergio Castellitto. Le musiche del fidato Eric Serra sono incisive ed emozionanti (Premio Cesar per la colonna sonora).