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Tiche, la dea della fortuna

Che cos'è la fortuna? In antichità essa veniva identificata con una divinità, la dea Tyche, dalla parola greca che significa “fortuna”. In questo articolo parleremo di lei.

La fortuna nell'antichità

Non possiamo dire se la fortuna esiste o meno, ma certamente è un concetto che accompagna gli uomini da sempre. Secondo la mitologia greca Tiche era la dea che proteggeva e custodiva il benessere delle città e degli stati. Viene citata da Omero, nell'inno alla dea Demetra: qui si racconta che Tiche era una figlia del titano Oceano e della titanide Teti. Altre versioni considerano invece Tiche come la figlia di Afrodite ed Hermes, o anche la figlia di Zeus, il padre degli dei, che le avrebbe concesso il potere di decidere le sorti degli uomini. Tiche, nella versione della mitologia romana, è la dea Fortuna. Le rappresentazioni della dea nell'arte ellenistica la vedono con una corona in testa (che simboleggiava le mura delle città, che la dea proteggeva), e con in mano simboli di buona fortuna.
Già in antichità veniva definita la “cieca padrona della sorte”, come oggi che si parla di fortuna “cieca” o di dea bendata. In altre rappresentazioni Tiche viene raffigurata mentre corre qua e là facendo rimbalzare una palla: questo simboleggia l'incertezza della fortuna, che non sceglie le persone ma si muove in maniera causale e senza coscienza.

La fortuna nel medioevo

Nell'arte medievale, la dea Tiche veniva spesso rappresentata come portante tra le braccia una cornucopia, simbolo dell'abbondanza (infatti chiamato anche corno della fortuna), o il timone di una nave (simbolo della volubilità, perché si sa che la fortuna gira). In alcuni casi porta una ruota, o è lei stessa a stare in piedi sopra una grande ruota che indica sia il muoversi della fortuna che il cerchio del destino. In altre raffigurazioni la vediamo come giovane donna nuda in piedi su una ruota, sospinta da una vela che lei tiene con le mani, di nuovo a simbolo della direzione causale, non prevedibile, della sorte. In molti casi la rappresentazione con la cornucopia è unita a quella della dea bendata: la ragazza bendata prende le ricchezze dalla cornucopia e le sparge intorno casualmente, senza vedere dove cadranno.

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