George A. Romero, biografia
L’ossimoro “morti viventi” suggella la carriera di George A. Romero, che nella fantastica e orrenda dimensione dell’improbabile e dell’irrisolto ha creato un terzo mondo tra la vita e la morte ove, senza pace, dannati e condannati, rivivono una vita che è negazione di ogni ragione, incutendo per questo il più profondo dei terrori, quello dell’inspiegabile.
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Gli esordi
Parlare degli esordi di Romero significa praticamente partire dalla sua adolescenza. Iniziò a seguire studi di teatro, arte e design, ma ancora prima di averli terminati, nel 1953, a soli 13 anni, realizzò il suo primo cortometraggio, “The man from the meteor”, che non solo chiariva subito i suoi intenti, ma già creava subbuglio per la scena finale consistente nella caduta di un manichino in fiamme da una palazzina, exploit che gli costerà addirittura la prigione!
Gli studi successivi alla Carnegie University e i primi lavori per spots, trailers e cortometraggi lo porteranno a costruirsi una conoscenza approfondita del mondo del cinema, prestandosi come montatore, sceneggiatore, regista, direttore della fotografia. Con questo bagaglio di esperienze, a metà degli anni ’60 forma con alcuni amici la Image ten Productions con la quale darà inizio alla sua personale produzione.
Il successo
Gli zombies, fino a qundo Romero non ha avuto l’ardire di farceli conoscere, altro non erano che una leggenda haitiana legata al misterico mondo del Vodou. Avevano già fatto la loro apparizione cinematografica con films tipo “L’isola degli zombies su tutti”, ma non avevano mai aggredito l’umana curiosità così come con prima pellicola di Romero, “La notte dei morti viventi”, che raggiunse un successo inimmaginabile. Iniziò con questo film una saga che ancora oggi non si è esaurita anche se i toni meno tecnologici ma forse più veri e credibili delle prime pellicole, rendono le stesse delle pietre miliari. Inoltre gli zombies non risultano solo turpi invenzioni fantastiche, ma riescono ad assurgere a simbolo, negli intenti di Romero, delle paure sociali, specie in quel periodo in cui molte società stavano iniziando a interrogarsi sul consumismo, sulla guerra e su quel processo economico e politico che le porterà alla cannibalizzazione di se stesse. Romero proseguirà negli anni con questo tema dell’horror e in particolare con la saga degli zombies che, con “Zombi”, “Il giorno degli zombi”, “La terra dei morti viventi”, “Le cronache dei morti viventi” e l’ultimo, “L’isola dei sopravvissuti”, costituiranno i capitoli di una storia che risulterà sempre metafora dell’inquietudine sociale. Altre pellicole sono state da lui girate nel corso degli anni, sempre seguendo il filone horror, come “La città verrà distrutta all’alba” del 1973 da cui nascerà un altro filone relativo alle mutazioni genetiche che metterà in guardia, attraverso la metafora orrifica, dall’uso dissennato delle manipolazioni genetiche.