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La tregua: recensione del romanzo di Primo Levi

La Tregua di Primo Levi rappresenta un compendio dei sentimenti che caratterizzano il "sopravvissuto", e fa emergere la riflessione che in fondo questa condizione è quella che caratterizza la vita di ogni essere umano, in attesa della morte.

La tregua: storia di viaggio verso la vita

"La tregua" è il secondo romanzo di Primo Levi, scritto tra il 1961 ed il 1962, a quattordici anni dal primo “Se questo è un uomo”. Primo Levi, fu deportato ad Auschwitz, perché ebreo, nel febbraio del 1944 da cui ne uscì nel gennaio del 1945, grazie all'arrivo dei russi, insieme con altri soli diciannove sopravvissuti fra i 650 che erano arrivati con lui al campo. Il libro “La tregua” parla proprio del lungo ritorno a casa durato quasi dieci mesi, a partire dall'arrivo dei russi al campo di concentramento di Auschwitz fino al ritorno a casa. Questo libro è suddiviso in diciassette capitoli, ciascuno parla di una tappa del viaggio del chimico torinese, in cui incontrerà numerose persone che saranno simbolo dell'umanità provata dalla guerra, con gli amici Cesare, Leonardo, Daniele, il dottor Gottlieb che lo salverà dalla pleurite, l'epico Moro di Verona, l'inetto Ferrari, i ladri e il greco Mordo Nahum (e la sua concezione sulla guerra) e la popolazione russa che l'autore analizza nei pregi ma anche nei difetti.

La Tregua:

Diretta prosecuzione di “Se questo è un uomo”, “La tregua” di Primo Levi, inizia con una poesia, parafrasi dei due libri, con una prima parte sulla paura ed una seconda sulla “rinascita” alla vita, su cui però incombe il ricordo del male subito. Questo secondo libro di Primo Levi è infatti ricco di sentimenti positivi, come la speranza nel futuro, la dignità di essere un uomo, la fiducia negli altri, la gioia della liberazione, la lietezza della vittoria, la solidarietà con gli altri suoi compagni di viaggio e soprattutto l’amicizia, ma allo stesso tempo è venato da una sorta di inquietudine, di un male oscuro causato dal pensiero che in realtà la vita non sia altro che una tregua in attesa dell'inevitabile morte. Morte che Primo Levi, si è probabilmente autoinflitta nel 1985, a testimonianza di questo buio interiore mai sopito. La tregua, nel suo andamento itinerante, può essere visto come una”Odissea” moderna, senza il ritorno ad un “mondo migliore”, come avviene nel poema di Omero.

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