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La Giornata della Memoria: il dovere di ricordare, il diritto di sperare

Il 27 gennaio 1945 il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau (Polonia), fu liberato dalle truppe sovietiche. In tale data è stato istituito a livello internazionale il “Giorno della Memoria”

Il dovere di ricordare

Il dovere di ricordare appartiene agli uomini di coscienza, a coloro che hanno il compito non solo di perpetuare la memoria dolorosa di quello che altri uomini sono stati capaci di compiere, ma anche di cercare di educare le coscienze di chi preferisce non sapere, non ricordare o addirittura negare l’esistenza di simili scempi. Quello degli Ebrei nel periodo 1939-1945 è stato uno dei crimini più efferati della storia. Non sono però i numeri che devono spaventare anche se oltre 6 milioni di persone sono state annientate; la storia anche degli ultimi 150 anni, racconta di massacri ben più consistenti. Ciò che inorridisce è la determinazione con cui tale sterminio è stato perpetrato. Non è stato il massacro quantitativamente più numeroso ma, certamente, è stato il più pianificato, il più organizzato, il più motivato, da quella distorta coscienza nazista che, con la scusa di una umana superiorità razziale, ha dimostrato invece quanto si possa invece comportarsi come belve. La cosiddetta società civile uscì da questa vicenda profondamente segnata e, nel timore che quanto accaduto, nell’arco di poche generazioni venisse dimenticato e fagocitato da quell’impietoso tritatutto che è la storia, che tutto racconta ma che senza l’aiuto della coscienza niente può insegnare, si sono negli anni moltiplicate le iniziative per tenere, specie nei giovani, alto il ricordo e l’attenzione su quei drammatici avvenimenti. Quei morti non restino testimoni silenziosi ma siano vivo stimolo alla riflessione sulla condizione umana.

Il dovere di sperare

In Italia, tale giornata commemorativa è stata introdotta a partire dal 2001 con esplicito riferimento, nel testo della Legge, alla Shoah (sterminio degli ebrei) ed a quanti, ad essa collegabili, hanno sofferto e perso la vita. La motivazione è giusta e sacrosanta, ma gli stermini continuano e, spesso, passano quasi sotto silenzio, così come era passato l’olocausto fino alla fine del conflitto.
Il dovere di sperare certamente deve prendere spunto da questa giornata, ma non può alimentarsi solo di un episodio della storia, di fronte al quale è doveroso il nostro dolore ed il nostro profondo rispetto, ma che non rende pari giustizia ai milioni e milioni di vittime di altri massacri anche recenti, passati quasi inosservati, ma così numerosi che ogni giorno dovrebbe essere il “giorno della memoria”. Il dovere di sperare deve dunque non solo esistere, ma annoverare nella memoria non uno, ma centinaia di massacri per non rischiare di alimentare la colossale ipocrisia di un uomo che ancora non ha scelto se essere Caino o Abele o più comodamente un Giano bifronte.

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