Santa Cristina: storia della santa
La chiesa di Santa Cristina da Bolsena è nota per il miracolo eucaristico e la festa del Corpus Domini.
/wedata%2F0034508%2F2011-08%2FLake-sevan-Church.jpg)
Perseguitata dal suo stesso padre
Santa Cristina viene festeggiata il 24 Luglio: fu una giovane fanciulla, appena undicenne, torturata dal suo stesso padre e che, sopravvissuta alla sua morte, andò incontro a numerosi supplizi prima di venire uccisa e sepolta nella zona di Bolsena, dove esiste una chiesa a lei dedicata, nota soprattutto per uno dei miracoli eucaristici (dal quale fu istituita la festa del Corpus Domini).
Le basi storiche della sua reale esistenza sono lacunose e contraddittorie, ma, da alcuni scavi effettuati tra il 1880 e il 1881 nella grotta che si trova sotto la Basilica di Santa Cristina a Bolsena, è stato scoperto un sarcofago con alcune reliquie che sono attribuite alla Santa. Una parte delle relique vennero trafugate (1100) e lasciate a Sepino, dove la Santa riceve ancora manifestazioni di grandi devozioni (la festa in suo onore dura 4 giorni). Poi, furono portate a Palermo che la nominò sua patrona, fino alla scoperta delle reliquie di Santa Rosalia. A Bolsena, il 23 luglio iniziano i festeggiamenti tramite la processione, animata dai quadri viventi che riproducono i supplizi ai quali Santa Cristina fu sottoposta.
La storia del martirio
Santa Cristina visse al tempo dell’imperatore Diocleziano (243-312) e abbracciò fin da giovanissima la religione cristiana, attirando le ire di suo padre, il potente ‘magister militum’ di Bolsena, di nome Urbano, che per riportarla al culto degli dei la rinchiuse prima in una torre con le statue che doveva venerare, ma lei le distrusse. Quindi la fece flagellare e la sottopose al supplizio della ruota e del fuoco, ma Cristina fu consolata e curata da tre angeli; e quindi la condannò all'annegamento nel lago, con una macina legata al collo, che tuttavia galleggiò e permise alla Santa di tornare a riva (calpestandola rimasero impresse le sue orme). Il padre morì e i supplizi continuarono per mano dei successori. Dione la fece gettare in una caldaia con olio e pece bollente dove uscì indenne, poi le fece tagliare i capelli e la fece trascinare nuda per la città, e le intimò di adorare la statua di Apollo che la giovane fulminò con lo sguardo. Arrivò Giuliano che la gettò in una fornace da cui uscì illesa (si tratta della ‘Fornacella’, che si trova a circa due km a sud della città), e poi fu messa in una fossa con i serpenti che invece di morderla le leccarono il sudore (un'altra versione dice che morsero colui che li aveva portati, che fu poi salvato dalla Santa), le fece tagliare il seno e la lingua, e fu quindi uccisa da due frecce.