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Generalità sulla corsa nell'atletica leggera

Nelle gare di corsa dell'atletica leggera distinguiamo tra gare su strada (o in montagna) e su pista. Quest'ultime si dividono a loro volta in due categorie: le gare di velocità (100, 200 e 400 metri) e le staffette (4x100 e 4x400). Intercorrono grosse differenze tra le diverse discipline, che impongono una diversa preparazione atletica e tecniche di corsa proprie.

Caratteristiche atletiche comuni delle gare su pista

Soffermiamoci sugli aspetti comuni delle gare di corsa su pista.
Innanzitutto si tratta di tutte discipline sia maschili che femminili.
Ogni atleta, di media, è in grado di raggiungere velocità medie di oltre 36 km/h e velocità massime di 42 km/h.
I presupposti per cui un uomo può correre più veloce di un altro sono genetici (qualità delle fibre muscolari e capacità di reazione del sistema nervoso) e tecnici (questi si ottengono,mantengono e migliorano attraverso l'allenamento).
L'obiettivo comune a tutte le gare è quello di raggiungere la massima velocità e poi cercare di mantenerla il più a lungo possibile.
Da un punto di vista prettamente meccanico lo sviluppo della velocità equivale al miglior compromesso tra l'ampiezza del passo (fattore spaziale) e la frequenza del passo (fattore temporale).
Da non trascurare il principio della corretta distribuzione dello sforzo, secondo cui la massima velocità non deve essere raggiunta nel minor tempo possibile. Ad esempio, nei cento metri, questo avviene circa a metà gara (45-55 metri); da questo momento si cerca di mantenere fino alla fine il valore di velocità raggiunto. Nei velocisti è da tenere presente che, nel finale di gara, subiscono sempre una decelerazione (più o meno macroscopica).

La struttura comune del passo di corsa

Per tutte le discipline il passo di corsa risulta costituito da due fasi: la fase di appoggio e la fase di volo.
La prima comprende tre momenti: il momento di ammortizzazione (che inizia quando il piede prende contatto al suolo e termina quando il bacino si trova perpendicolare al piede in appoggio, con le gionocchia sulla stessa linea), il momento di sostegno (che prevede l'accelerazione delle anche, sostenuta dall'arto in appoggio; in questo tratto la sola articolazione ad aprirsi è quella dell'anca, con quelle di ginocchio e caviglia che restano invariate) e il momento di massima estensione (quando il piede sta per abbandonare il terreno e avremo il massimo sollevamento del ginocchio dell'altro arto).

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